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Sale operatorie e adeguatezza della illuminazione

Le ultime “Linee guida per la definizione degli standard di sicurezza e di igiene ambientale dei reparti operatori” curate dall’ISPESL, ora INAIL, sono state pubblicate nel 2009. Le Linee costituiscono l’aggiornamento sia del precedente documento del Gruppo di Lavoro ISPESL, diffuso nel 1999, sia del documento approvato dal Consiglio Superiore di Sanità il 26 luglio 2002.

Tra i requisiti igienico ambientali esaminati nel documento e riferiti agli agenti fisici, sono indicati quelli di maggiore rilevanza, in materia di microclima, di illuminazione e di radiazioni.

Trattando nello specifico dei rischi connessi all’inadeguatezza dell’illuminazione, si legge che per valutare il grado di illuminamento si devono effettuare non meno di 5 misure distribuendo le postazioni omogeneamente sulla superficie della sala operatoria, tenendo conto che maggiore è il numero di letture e più precise risultano le informazioni richieste. Il rapporto tra la somma dei singoli valori ed il numero totale dei punti di misura, fornisce il valore dell’illuminamento medio Em.

L’illuminamento medio del locale pre-operatorio non dovrà essere inferiore a 500 lx., mentre quello medio della sala operatoria non dovrà essere inferiore a 1000 lx.

L’illuminamento dovrà essere prodotto da apparecchi speciali dedicati (scialitica). Le lampade scialitiche si chiamano così per il loro effetto scialitico, ossia quello di diffondere la luce in tutto il campo operatorio, eliminando così le ombre che si possono proiettare quando il chirurgo si mette tra la luce e il paziente.

Da qualche tempo sono state introdotte  delle lampade scialitiche con possibilità di regolazione della temperatura e del grado di colore della luce emessa (UNI EN 12464 -1:2004 – Luce e illuminazione – Illuminazione dei posti di lavoro – Parte 1: Posti di lavoro in interni). Le nuove apparecchiature oltre che a garantire una maggiore qualità di illuminazione, offrono agli operatori un migliore stato di benessere e di sicurezza.

Tra le norme esistenti in Italia in materia quella da tener presente è la UNI 10380 che fissa per i vari tipi di ambienti di edifici di cura i requisiti illuminotecnici più importanti secondo i quali costruire gli impianti di illuminazione. La norma Cei EN 60598-2-25 (Cei 34-76) tratta gli apparecchi di illuminazione per esame generale (regolabili, da montare su superfici, muro o soffitto, o da fissare ad un banco mobile per l’esame medico) ma non quelli per tavoli operatori.

Il TU 81/08 tratta della materia dell’adeguatezza dell’illuminamento sul luogo di lavoro in generale nel Titolo II, Capo I . L’illuminazione di un ambiente di lavoro deve essere tale da soddisfare esigenze umane fondamentali quali la buona visibilità, il confort visivo, la sicurezza (le condizioni di illuminazione devono sempre consentire all’operatore  sicurezza e facilità di movimento).

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