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Come si valuta lo stress lavorativo?

ROMA – La riforma del Testo Unico 81 avvenuta nel 2009 con l’emanazione del decreto 106, ha cambiato qualcosa rispetto alla valutazione dello stress all’interno delle aziende?
Se lo chiedono in molti. Soprattutto i datori di lavoro, che da gennaio 2011 hanno l’obbligo di compilare un Documento Valutazione Rischio stress (DVR), per evitare di dover eventualmente pagare pesanti sanzioni economiche.

Il decreto legislativo 106 del 2009 non apporta nessun cambiamento sostanziale rispetto a quanto era già stato stabilito dal Testo Unico 81 del 2008 (articolo 28). L’unica novità, in sostanza, sta nel rafforzamento dell’obbligo: cioè, la riforma del 2009 specifica meglio che il datore di lavoro deve intervenire per monitorare lo stress lavorativo e trovare possibili soluzioni.
Ma come si valuta lo stress lavoro correlato?

Il manule edito da Ipsoa “Testo Unico Sicurezza sul lavoro: la riforma 2009” riporta un interessante elenco di elementi utili per valutare lo stress lavorativo, mettendo in risalto i comportamenti associati allo stress:

  • assenteismo
  • infortuni
  • conflitti verticali e orizzontali
  • comportamenti a rischio
  • uso eccessivo di farmaci (tranquillanti, ansiolitici, ecc)
  • insonnia
  • diminuzione dell’esercizio fisico
  • isolamento o riduzione contatti sociali
  • atteggiamenti aggressivi
  • rottura di legami interpersonali
  • depressione
  • problemi di ipertensione

Le fonti di stress invece possono essere:

  • intrinseche al lavoro e alla mansione (esempio: carico di lavoro)
  • riferiti a fattori fisici o ambientali (esempio: rumore)
  • legato al ruolo nell’organizzazione
  • legato allo sviluppo di carriera in azienda
  • fattori relazionali
  • struttura dell’organizzazione lavorativa
  • socio-culturale (esempio: scarsa retribuzione)
  • personali (esempio: età, aspettative professionali, stile cognitivo, ecc).

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