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Stress, salute e sicurezza sul lavoro post pandemia, indagine Eu-Osha

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Il 44% dei lavoratori europei ha avvertito un aggravio nella percezione dello stress da lavoro dopo la pandemia, il 46% si ritiene esposto a sovraccarico da lavoro. Sono alcuni dei dati dell’indagine OSH Pulse – Sicurezza e salute sul lavoro dopo la pandemia pubblicata da Eu-Osha in occasione della “Giornata mondiale della salute mentale” del 10 ottobre 2022.

Occupational safety and health in post-pandemic workplaces

L’indagine è stata commissione da Eu-Osha a Flash Eurobarometer – OSH Pulse, è stata condotta dal 25 aprile al 23 maggio 2022 e ha coinvolto tramite interviste telefoniche 27.250 lavoratori dipendenti in tutti gli Stati UE più Islanda e Norvegia. I risultati sono stati raccolti in un documento completo, nella sintesi e in un’infografica, in inglese. La slide con la sintesi dei dati riguardanti l’Italia.

Quattro le macrocategorie nelle quali è strutturata: tecnologie digitali sul lavoro, salute e rischi psicosociali, salute mentale sul lavoro, gestione della salute e della sicurezza sul lavoro.

Riassumiamo in elenco alcuni dei dati principali:

  • device digitali più utilizzati sul lavoro in UE sono al 73% laptop, tablet, smartphone, 60% Pc, 55% tecnologie per l’accesso a internet;
  • il 30% riceve task automatici per il lavoro su tali device;
  • il 27% riceve valutazioni da terzi sul proprio lavoro su tali device;
  • il 19% riscontra l’utilizzo di device digitali per monitorare rumore, sostanze chimiche, polvere, gas;
  • il 7% per monitorare stato di salute;
  • per il 52% degli intervistati i device digitali influiscono sul velocità e ritmi lavorativi;
  • il 28% degli intervistati ha ritenuto di sentirsi in un stato di salute molto buono, il 51% buono;
  • le maggiori conseguenze da lavoro riscontrate: affaticamento 37%, mal di testa e occhi 34%, dolori ossei e articolai 30%, stress ansia depressione 27%, malattie infettive come COVID-19 21%;
  • il 46% ha rilevato pressioni e sovraccarico sul lavoro,
  • il 26% scarsa comunicazione e cooperazione;
  • il 18% scarsa autonomia;
  • il 17% violenze e abusi verbali da pazienti e clienti;
  • il 7% è stato esposto a bullismo;
  • il 16% è fortemente d’accordo sul fatto che rivelare una difficoltà di salute mentale potrebbe avere un impatto negativo sulla propria carriera, il 34% d’accordo, il 13% fortemente in disaccordo, il 32%” che non d’accordo;
  • 6 lavoratori su 10 si sentirebbero a proprio agio nel parlare sul lavoro e con il proprio datore di lavoro dei propri problemi di salute mentale, il 52% nelle aziende con meno di 10 dipendenti, il 62% nelle grandi imprese;
  • impatto del Covid: quattro su dieci intervistati hanno riscontrato condizioni aggravate di stress post pandemia;
  • la metà degli intervistati ha rilevato però come sia diventato più semplice poter parlare di salute mentale dopo la pandemia (63% in Italia);
  • il 38% riscontra consulenza e supporto sullo stress sul lavoro, il 42% informazione e formazione, il 43% prassi per la consultazione dei lavoratori;
  • l’81% degli intervistati ritiene opportuna l’attuazione delle norme di sicurezza sul posto di lavoro;
  • attività di sensibilizzazione e informazione sulla sicurezza e la salute sul lavoro Finlandia 73% degli intervistati, Malta 74% e Irlanda 77%, contro Croazia 43%, Ungheria 46% e Bulgaria 47%, Italia 58%;
  • circa l’80 degli intervistati ha affermato che i problemi di sicurezza vengono affrontati tempestivamente sul posto di lavoro e ancora circa l’80% concorda di essere incoraggiato a segnalare problemi.

#WorldMentalHealthDay

Make mental health & well-being for all a global priority- Rendi la salute mentale e il benessere per tutti una priorità globale. Questo il tema della “Giornata mondiale per la salute mentale 2022” segnalato dall’Oms.

Prima della pandemia i disturbi mentali interessavano già una persona su otto. La pandemia ha provocato una recrudescenza del fenomeno, con un aumento stimato del 25%, dei disturbi di ansia e depressivi solo dopo il primo anno della pandemia.

“Stigma e discriminazione continuano a essere una barriera all’inclusione sociale e all’accesso alle cure adeguate”.

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