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“Ricerche e studi”, Valutazione rischio chimico edilizia, da GIMLE settembre 2012

RICERCHE E STUDI – Inauguriamo oggi una rubrica che arriva ad aggiungersi al flusso di notizie e approfondimenti che ogni settimana scorre tra le pagine online di Quotidiano Sicurezza. Tra il sito e i suoi social network.

Si tratta di Ricerche e studi, una rubrica curata da una nuova collaboratrice, Francesca Di Battista, con la quale tre volte a settimana, il lunedì, il martedì e il giovedì, andremo a segnalare e raccontare inchieste, analisi, approfondimenti, pagine di letteratura, pubblicate di recente e in un recente passato da istituti di ricerca, enti, riviste, associazioni, organizzazioni, istituzioni.

Una rubrica con la quale evidenziare ricerche e riflessioni  che possano essere utili alla comprensione degli attuali temi chiave nel dibattito corrente riguardante la sicurezza e la cultura della sicurezza negli ambienti di lavoro.

Pubblicata nel Volume XXXIV, numero 3, del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, una relazione dal titolo Valutazione del rischio chimico in edilizia: principi e criticità, realizzata dal Dipartimento di Scienze Mediche Preventive, Sezione di Medicina del lavoro e Tossicologia occupazionale, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.

La relazione affronta gli aspetti della valutazione del rischio di natura chimica nel settore edilizio e delle relative criticità.

Per quanto concerne l’edilizia, la valutazione dei fattori di rischio può essere complicata da fattori differenti, che possono essere: formazione insufficiente, lavoro irregolare, debolezza in condizioni di crisi economica, pluralità dei pericoli, carente rappresentanza sindacale, scarsa etichettatura degli agenti, disomogeneità delle mansioni, variabilità dell’esposizione e multiculturalità dei lavoratori.

Un valido punto di riferimento per comprendere una corretta valutazione del rischio potrebbe essere il Risk Assessment in the Federal Government (Red book), un documento pubblicato nel 1983 dal National Research Council (NRC).

I principi esposti nel Red Book, seppur riferiti a fattori di rischio chimici, possono essere applicati anche in caso di rischi di natura diversa (es.: biologica, fisica, organizzativa ed ergonomica).

Secondo il National Research Council, il processo di valutazione del rischio si articola nelle fasi di seguito riportate:

  • Identificazione del fattore di rischio o pericolo: necessaria per individuare gli agenti che possono determinare dei pericoli per i lavoratori e la conseguente esposizione al rischio (la probabilità che si determini un effetto avverso nella popolazione esposta);
  • Definizione della dose-risposta: determina la curva (forma, punto d’origine e pendenza) che descrive la relazione esistente tra l’aumento della percentuale di soggetti affetti (risposta) e il prolungamento dei tempi d’esposizione (dose);
  • Misura dell’esposizione: stima del livello di esposizione a un rischio ottenuto attraverso l’analisi dell’andamento della curva dose-risposta e la dose-soglia;
  • Caratterizzazione del rischio: consente di determinare gli effetti attesi (qualitativi e quantitativi) in base all’esposizione riscontrata e al numero dei soggetti, le variabili personali e inter-individuali che possono interferire e l’eventuale influenza di altri fattori di rischio (individuali o ambientali)”.

La Valutazione del Rischio Occupazionale (VRO), ossia “la caratterizzazione (qualitativa e quantitativa) della probabilità che un determinato effetto sulla salute si verifichi a seguito di una determinata esposizione ad un fattore di rischio lavorativo”, può avvalersi di tre strumenti.

Questi sono rappresentati dalla sorveglianza sanitaria, dal monitoraggio ambientale e dal monitoraggio biologico (introdotto recentemente).

Il Comitato Scientifico di Tossicologia Occupazionale (SCOT) dell’International Commission on Occupational Health (ICOH) afferma come il monitoraggio biologico dia un valido contributo in tutte le fasi della valutazione, aiutando a riconoscere i fattori di rischio presenti nei luoghi di lavoro e di vita, a definire le curve dose-risposta, a misurare l’esposizione sotto forma di dose interna e a caratterizzare e quantificare il rischio.

Tra i vantaggi del monitoraggio biologico vi sono: una maggiore affidabilità rispetto al monitoraggio ambientale, una maggiore sensibilità e specificità della sorveglianza sanitaria, la capacità di individuare situazioni/esposizioni occulte e la possibilità di valutare suscettibilità individuale, efficacia dei mezzi di protezione personali, esposizioni precedenti ed effetti precoci e reversibili.

I limiti, invece, comprendono: la necessità di effettuare un numero adeguato di campionamenti per ogni soggetto, l’impossibilità di valutare esposizioni episodiche e/o di breve durata, la possibilità di valutare solo alcuni fattori di rischio, l’eccessiva confidenza nei risultati, la possibile sottostima dei fattori di rischio non monitorati o monitorabili, l’impossibilità di valutare i possibili rischi per la sicurezza, l’insufficienza o la mancanza di adeguati valori di riferimento e la scarsa disponibilità di strutture analitiche e di personale qualificati.

Oltre alla scelta del modello e dello strumento da utilizzare, il contributo del Medico Competente, rappresenta un aspetto determinante per ottenere un’adeguata valutazione dei rischi, soprattutto per un settore delicato come quello dell’edilizia.

Info: Valutazione del rischio chimico in edilizia: principi e criticità (PDF).

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