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Invecchiamento attivo e categorie professionali, ricerca ETUI

ROMA – Pubblicata dall’ETUI la ricerca Occupations and ageing at work. An analysis of the findings of the fifth European Working Conditions Survey”a cura di Patricia Vendramin and Gérard Valenduc della Fondation Travail-Université, Namur, Belgio.

Tra le molte riflessioni  emerse riguardo la promozione dell’invecchiamento attivo e la reale possibilità di prolungare la vita lavorativa di ognuno, una particolare attenzione viene riservata all’analisi delle diverse caratteristiche di lavoro. Alcune professioni con il progredire dell’età diventano più gravose, e non si tratta solo di quelle che implicano grandi sforzi fisici. Andando avanti con l’età per esempio diventa molto difficile insegnare, essere impiegato in mansioni di cura, e in tutti quei lavori che implicano un sovraccarico mentale oltre che fisico.

Lo studio focalizza l’attenzione proprio sulla relazione tra età e condizioni di lavoro nelle diverse occupazioni. Una ricerca che si basa sull’analisi di 18 gruppi professionali selezionati dal sondaggio EWCS 2010 European Working Conditions Survey, distinti per sesso e per tre fasce d’età: sotto i 30 anni, tra i 30 e i 49 anni e dai 50 in poi.

Le condizioni di lavoro cui sono sottoposte le persone che appartengono a queste categorie sono classificate in base a otto indicatori di sostenibilità, che permettono di individuare quali posano essere i gruppi di lavoratori a rischio. Viene misurato come i lavoratori percepiscono la loro condizione e analizzati gli atteggiamenti a favore o contro la prospettiva di lavorare fino alla fine della carriera.

Dall’analisi dei dati emerge che uno dei gruppi di lavoratori più “a rischio”, per cui è più difficile prefigurarsi di rimanere al lavoro anche in età avanzata, è composta da chi fa lavoro manuale con specializzazione medio-bassa o nulla: operai generici, montatori, impiegati nel settore delle pulizie, e altri operi non specializzati. Questa categoria di lavoratori è spesso costretta in posizioni dolorose e a ritmi di lavoro elevate.

Un secondo gruppo di lavoratori per i quali l’invecchiamento attivo non è un a buona prospettiva sono i lavoratori di servizio, quali i commessi, le professioni di cura alla persona e il personale paramedico. Questa categoria di lavoratori è meno esposta della  prima a condizioni di lavoro sfavorevoli ma spesso la flessibilità degli orari implica una maggiore difficoltà a bilanciare la vita familiare col lavoro. Anche altre categorie di lavoratori, quali gli insegnanti, i tecnici e i professionisti della salute affrontano serie problematiche con l’avanzare dell’età sul luogo di lavoro.

Chi appartiene al primo gruppo è principalmente preoccupato per il declino del livello di salute con l’invecchiamento: disturbi del sonno, mal di schiena.

Per chi appartiene al secondo gruppo a peggiorare col tempo è soprattutto il benessere psicologico. I lavoratori di questa categoria, anche se meno esposti a cattive condizioni di lavoro, manifestano più preoccupazione per i danni causati alla salute dalla propria professione.

Sula capacità di continuare a lavorare oltre i 60 anni, gli appartenenti alla categoria degli operai non specializzati ottiene il risultato più basso.

Per approfondire: Occupations and ageing at work.

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