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Sicurezza sul lavoro: intervista a Cesare Damiano, il “padre” del Testo Unico 81

di Enzo Di Frenna e Matteo Marini

ROMA – Cesare Damiano è il “padre” del Testo Unico 81.  La norma che tutela la salute e sicurezza dei lavoratori italiani è stata varata nel 2008, quando Damiano era ministro del Lavoro del governo Prodi. E nei mesi precedenti ha partecipato a riunioni “fiume” per ottenere la massima concertazione delle parti sociali. Quotidiano Sicurezza lo ha incontrato nel suo ufficio alla Camera dei Deputati, per parlare di sicurezza sul lavoro e Testo Unico 81.

Gennaio 2011: entra in vigore lo stress lavoro correlato previsto dal Testo Unico 81. Come siete arrivati a inserire questa novità all’interno del Testo Unico?

«Beh, il Testo Unico non è soltanto una compilazione di vecchie leggi razionalizzate, ma è anche innovazione. Ci siamo avvalsi del confronto con le parti sociali, ma anche di studiosi della materia. Credo che si sia trattato di una scelta molto innovativa. Del resto, il nuovo processo produttivo, la discontinuità nel lavoro, la perdita di sicurezza, la complessità delle tecnologie e delle relazioni anche all’interno della fabbrica hanno fattori di stress che vanno anch’essi valutati».

Un suo giudizio sul Decreto 106/2009. Ha in qualche modo ridotto o ha salvato la struttura base del Testo Unico 81?

«Il Testo Unico, a differenza di quello che dicono i suoi detrattori (“burocratico”, “inventato”, “fatto all’ultimo”, “sulla spinta di un colpo emotivo tipo la grave disgrazia accaduta alla Thyssen Krupp”) e invece è un testo lungamente meditato, ben costruito, innovativo. L’impianto di fondo, il muro maestro, ha retto all’urto. Non c’è dubbio che Sacconi (attuale ministro del Lavoro, ndr) ci ha messo del suo per mettere in discussione questo impianto: abbassamento delle tutele, cioè un allentamento. Esiste un segnale più permissivo, ma direi che l’impianto fondamentale ha retto alla prova».

Lei ha vissuto la nascita del Testo Unico 81 quando era Ministro del Lavoro. Qualche retroscena? C’è un personaggio che si è occupato della stesura del Testo al quale chiaramente ha affidato la responsabilità?

«Il Testo Unico l’ho seguito molto da vicino. La novità è stata quella di avere con Livia Turco una sinergia per evitare che uno parlasse di Salute e uno parlasse di Lavoro. Abbiamo affidato a due sottosegretari (Montagnino, per la parte Lavoro e Patta, per la parte Salute) il compito di avere il contatto quotidiano e permanente. C’era poi una regia dei Ministri ma, ripeto, c’è stata una concertazione vera, parola per parola, con le parti sociali poi alla fine su alcune parti abbiamo deciso in autonomia, a volte dispiacendo a Confindustria e le piccole imprese e a volte dispiacendo il sindacato».

Si parlava di riunioni fiume all’epoca. Fino a tarda notte…

«Assolutamente sì. Come in tutte le grandi concertazioni che si rispettino. Adesso le concertazioni non si fanno più perché i ministri si vantano di aver fatto la riforma delle pensioni con una norma, senza consultare nessuno. La vera concertazione è fare delle cose quotidiane, l’incontro con le parti e la persuasione. Poi un governo ha il dovere di proseguire nel caso in cui non si raggiunga un accordo».

Per concludere le chiedo un messaggio ai lettori di Quotidianosicurezza.it, volto a sensibilizzare chi ci ascolta e chi ci legge verso questa tematica sempre più attuale.

«Per quanto riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro è non abbassate la guardia. Pretendete di avere la vostra integrità psicofisica nei luoghi di lavoro, di tutelare la salute naturalmente senza dimenticare che i diritti che debbono essere chiesti se si accompagnano ai doveri del buon lavoratore. Questo equilibrio va assolutamente mantenuto ma considerare la sicurezza, come anche in questo caso ha fatto il Ministro Tremonti, un lusso in una situazione del genere, credo che sarebbe un grave ed imperdonabile errore politico e culturale».

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