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Formazione professionale in Italia, Istat analizza dati rilevazione europea Cvts

ROMA – Pubblicati da Istat i risultati della rilevazione sulla formazione del personale nelle imprese italiane derivanti dalla quarta rilevazione europea sulla formazione continua (Continuing vocational training survey – Cvts4).

L’indagine Cvts, condotta  in collaborazione con l’Isfol, ha interessato 38.713 imprese di dimensioni diverse ma con almeno 10 addetti.

Oggetto sono state le attività formative decise e finanziate dalle imprese per far acquisire al proprio personale nuove competenze professionali o aggiornare quelle esistenti: corsi, training on the job, rotazione delle mansioni lavorative, formazione a distanza e apprendistato.

Sono più del 55% le imprese italiane con almeno dieci addetti che nel 2010 ha svolto attività di formazione professionale per le proprie risorse umane, il 23% in più del 2005. Migliora quindi la posizione italiana in ambito europeo dove la media delle imprese che erogano formazione per i propri dipendenti è del 66%.

Aumentato anche il numero di lavoratori che hanno partecipato ai corsi: sono più di 3 milioni (il 36% di tutti i lavoratori) di cui il 67,3% è rappresentato da uomini e il 32,7% da donne.

Per l’84,2% la formazione viene erogata nella forma di corsi, che per un quarto dei casi riguardano corsi di formazione obbligatoria quali quelli in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Le imprese di più grandi dimensioni investono di più in formazione mentre la quota si riduce notevolmente per le ditte con un minor numero di addetti. Nel 2010 hanno investito in attività formative:

  • il 90% delle imprese con più di 500 addetti;
  • l’87,7% delle imprese con un numero di addetti compreso tra 250 e 499;
  • il 76,7% delle imprese tra 50 e 249 addetti;
  • il 61,9% delle imprese con numero di addetti tra 20 e 49;
  • il 49,4% delle imprese tra 10 e 19 addetti.

A livello di settore produttivo sono le imprese di servizi a investire di più in formazione con una netta predominanza delle imprese del settore dei servizi finanziari, dove il 92,6% di imprese ha attivato programmi di formazione. Al gradino più basso della classifica il comparto del manifatturiero dell’industria tessile e dell’abbigliamento dove il 31,7% delle imprese ha offerto opportunità formative ai propri dipendenti.

1.127 milioni di euro la quota investita dalle imprese italiane per i costi diretti (docenti, servizi esterni, infrastrutture) della formazione. 2.405 milioni la cifra spesa per il costo del lavoro per le ore impegnate nell’attività formativa e circa 365 milioni come saldo tra i contributi pagati e i finanziamenti ricevuti.

Circa 23 (due in meno del 2005) il numero di ore di formazione per ogni lavoratore. Circa 55 euro il costo medio di ogni ora di formazione.

Le competenze relazionali risultano essere quelle ritenute più necessarie dalle aziende, sia per il rapporto con l’esterno che per la produttività e il benessere aziendale. Nello specifico caso delle imprese che si occupano di formazione la necessità formativa ritenuta più importante, per il 57,9%, riguarda invece le Competenze tecnico operative.

Per quanto riguarda le motivazioni addotte dalle imprese che non hanno erogato formazione l’82,6% ritiene che il proprio personale sia già qualificato il 26,6% considera troppo elevati i costi della formazione professionale.

A livello di distribuzione territoriale le regioni del Nord risultano al di sopra della media nazionale, mentre le imprese del Centro e del Mezzogiorno in genere sono al di sotto della media. Le imprese del Trentino-Alto Adige detengono il primato in materia di formazione: il 70,6% delle imprese in Provincia di Bolzano e il 64,1% in Provincia di Trento.

Per approfondire:
formazione imprese Italia
analisi del rapporto su Isfol

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