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Professioni in tempo di crisi, competenze condizioni lavoro, indagine Istat e Isfol

ROMA – Pubblicata da Istat e Isfol la ricerca Le professioni in tempo di crisi: competenze, abilità e condizioni di lavoro, caratteristiche e requisiti per esercitare una professione, le mansioni più richieste dal mercato. 

Tra il 2008 e il 2012 il raggruppamento professionale i cui si sono registrare le più gravi perdite di posti di lavoro è stato quello degli artigiani e degli operai specializzati (oltre 500mila unità). Stesso andamento si è registrato per dirigenti e imprenditori (449mila unità in meno pari al -42,6 %). Il numero di occupati è invece aumentato per le professioni più elementari (+358 mila unità) e in quelle del commercio e dei servizi (+372 mila). Nel solo 2012 si è registrata una ripresa di occupazione nelle professioni a elevata specializzazione (+62mila unità).

“Elasticità”, “creatività” e “resilienza” sono i tre “fattori di protezione” contro la crisi e contro la perdita del lavoro. Professioni che richiedono un alto utilizzo di questi tre fattori sono la ricerca nell’ambito delle scienze mediche, le docenze a livello accademico in scienze biologiche. Queste caratteristiche, con una forte componente di resilienza, si ritrovano anche nella professionalità di capi e i vice capi della Polizia di Stato, questori e alti responsabili della sicurezza pubblica.

Per il 26,1% degli intervistati le modalità di svolgimento del lavoro sono cambiate nei tre anni precedenti l’intervista, spesso per effetto di una nuova regolamentazione del settore di competenza. Una grande quantità di lavoratori ha espresso la necessità di aggiornare le conoscenze e competenze acquisite o di apprenderne delle nuove, ma solo nel 52,7% dei casi è stata svolta una volta l’anno attività formativa di consolidamento e sviluppo delle professionalità.

Gli artigiani sono risultati essere tra i professionisti più soddisfatti della possibilità di realizzare i propri obiettivi, mentre questa soddisfazione raramente è stata riscontrata tra i professionisti a elevata specializzazione, che sono risultati essere tra i lavoratori socialmente meno riconosciuti.

La categoria di lavoratori che in merito al livello di soddisfazione personale ha risposto in modo maggiormente negativo è quella dei telefonisti e degli addetti ai call center, il personale domestico e i venditori a distanza. Bassi livelli di soddisfazione sono anche stati registrati tra le professioni tecniche nei musei, tra gli impiegati in uffici giudiziari e nell’ambito dei servizi statistici, tra i bidelli, tra gli addetti al lavaggio dei veicoli e tra gli addetti ai distributori di carburanti.

Gli addetti ai call center sono inoltre i lavoratori che hanno dichiarato di percepire maggiormente l’insicurezza del proprio lavoro. All’altro estremo della scala, i professionisti che hanno dichiarato la minore preoccupazione per la perdita del lavoro sono i professori universitari, i magistrati, gli ambasciatori e i professionisti della pubblica sicurezza.

Per approfondire: Le professioni in tempo di crisi

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