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Le sentenze del processo Saras, le richieste nel dibattimento Eternit

Arrivati contemporaneamente due aggiornamenti, uno dei quali definitivo, inerenti due processi incorso riguardanti vittime sul lavoro. Il processo Saras e il processo Eternit.

Per quanto riguarda il caso della raffineria Saras di Sarroch e della morte di tre operai Bruno Muntoni, Daniele Melis e Pierluigi Solinas, avvenuta il 26 maggio 2009,  sono state emesse dal Tribunale di Cagliari sentenze e conseguenti condanne. Il GUP Giorgio Altieri ha condannato a due anni tre responsabili della raffineria: il Direttore dello stabilimento Guido Grosso, Franco Ledda rappresentante legale della CoMeSa alle quali dipendenze si trovavano i tre operai, Dario Scafadi Direttore generale della Saras. Tre condanne alle quali vanno aggiunte due assoluzioni. Sono stati assolti dall’accusa Antonello Atzori e Antioco Mario Gegu, rispettivamente il Responsabile d’area del luogo in cui avvenne il drammatico incidente e il Direttore delle operazioni industriali.

Il GUP Altieri ha deciso altresì che su Saras non dovranno gravare le spese relative alla sanzione di 800 mila euro richiesta dai PM Emanuele Secci e Maria Chiara Manganiello, ritenendo quindi non sussistente la responsabilità amministrativa della società. Saras ha in precedenza provveduto a un risarcimento di 5 milioni di euro per le famiglie delle vittime. Le famiglie hanno deciso di non costituirsi parte civile. Costituitesi invece parte civile FIOM e CGIL.

Ricordiamo che ancora per la Saras è in piedi un secondo processo riguardante un altro tragico incidente che l’11 aprile è costato la vita a Pierpaolo Pulvirenti, deceduto dopo aver respirato idrogeno di solfato. Processo affidato dalla Procura di Cagliari allo stesso PM Emanuele Secci.

Eternit. Vent’anni di reclusione per Stephan Schmidheiny  e Jean Louis Marie Ghislain de Cartier. Questa la richiesta di pena del PM Raffaele Guariniello per i due dirigenti della multinazionale dell’amianto Eternit. Richiesta arrivata nella cinquantatreesima udienza di dibattimento. Capi d’accusa principali: disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro. In un dibattimento che ricordiamo essere in moto nella Procura di Torino che procede per le migliaia di persone morte o malate nella lavorazione dell’asbesto dal 1952 al 2008 negli stabilimenti di Cavagnolo, Casal Monferrato, Rubiera, Bagnoli.

Queste le dichiarazioni in merito del PM Guariniello: “Una tragedia immane. Mi sono voluto rileggere le pene inflitte dalla Cassazione per i casi più gravi di disastri e morti e mi sono reso conto che una tragedia come quella rivissuta in questo processo non l’avevo mai letta. Una tragedia che ha colpito popolazioni di lavoratori e di cittadini che continua a fare morti e si è consumata in Italia e in altre parti del mondo con una regia senza che mai nessun tribunale abbia chiamato i veri responsabili a risponderne. […] Gli imputati non si sono limitati ad accettare il rischio che il disastro si verificasse e continuasse a verificarsi ma lo hanno accettato e lo accettano ancora oggi.[..] Sono mossi dalla precisa volontà di negare la canceroginità dell’amianto e di proseguire l’attività a tutti i costi.”

Chieste dal PM anche le pene accessorie: interdizione perpetua dai pubblici uffici, incapacità di trattare per tre anni con la pubblica amministrazione, interdizione per dieci anni dalla direzione dell’impresa.

6 mila le parti civili ammesse al processo, per il quale la prossima udienza è prevista per lunedì 11 luglio.

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