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L’economia verde e i rischi per i lavoratori, intervista a Pavan Baichoo ILO

ROMA – Il 28 aprile ILO ha celebrato la “Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro”. La giornata quest’anno ha riguardato in particolare il “Promuovere la sicurezza e la salute nell’economia verde”, ovvero conoscere i rischi, attuali e futuri, di un settore in evoluzione, per alcuni aspetti ignoto.

Anche un’economia verde non può non comportare rischi per la sicurezza dei lavoratori, affiancati ai rischi derivabili da una gestione scorretta del ciclo dei rifiuti. Per aspirare al proprio pieno compimento, la green economy dovrà essere al contempo sostenibile ovviamente, ma anche dignitosa e sicura.

Abbiamo intervistato Mr Pavan Baichoo componente del Safework, International Programme on Safety and Health at Work and the Environment dell’ILO, Ginevra. Con il quale abbiamo discusso in merito a rischi sul lavoro, rischi ambientali, sostanze tossiche e amianto.

Il 28 aprile è stata celebrata la “Giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro”. Tema della giornata il rapporto tra le nuove economie verdi, intese nelle varie “gradazioni di verde” e i rischi per i lavoratori. Impiegati e impiegabili in tali settori. Si apre quindi una lente di ingrandimento sulla sicurezza di ambienti lavorativi emergenti, e poco annoverati oggi nei dibattiti riguardanti incidenti e prevenzione. Un nuovo fronte aperto su scala planetaria?

Sì. I progressi della green economy sono diventati i driver fondamentali per realizzare uno sviluppo economico e sociale che sia anche sostenibile. I lavori verdi sono generalmente considerati tali quando aiutano nella riduzione dell’impatto ambientale negativo e mirano di conseguenza alla realizzazione di economie sia economicamente che socialmente sostenibili.

L’economia verde ha comunque bisogno di una base composta da una solida regolamentazione e insieme da una forte domanda di beni e servizi ambientali. Sorprendentemente però, nell’attuale tensione in corso che riguarda il creare posti di lavoro in tali settori, si osserva come gli impieghi stessi non possano essere automaticamente definiti come lavoro dignitoso e sicuro. Pertanto, le discussioni che riguardano tali impieghi, green jobs, devono affrontare e  includere i temi del lavoro dignitoso, dei diritti dei lavoratori, la protezione sociale, il dialogo sociale e la sostenibilità d’impresa.

Esposizione a tellurio cadmio nell’energia solare. Un esempio di rischio emergente. Altri si registrano nell’eolico, nell’energia idrica, nella bioenergia. Quali e quanti i pericoli emergenti e quali i noti invece e applicabili ai nuovi settori.

In tutti i nuovi settori i rischi tradizionali per la sicurezza e la salute sul lavoro esistono sempre. Per esempio, sia nel solare che nell’eolico si può evocare quanto utile alla sicurezza nelle costruzioni, nella chimica. A queste aree di rischio tradizionali, si debbono aggiungerne altre, e nuovi rischi emergeranno insieme all’espansione del settore.

La produzione dei pannelli solari è considerata un lavoro verde, ma nella stessa produzione di un pannello vengono utilizzate sostanze pericolose, nuove o già note, nano materiali.   Alcune sostanze ad esempio sono correlabili a quanto utilizzato nella manifattura di semiconduttori. Continuando, i materiali utilizzati attualmente per il fotovoltaico sono il silicio monocristallino, il silico policristallino, il silicio microcristallino, il telluro di cadmio, il seleniuro di indio rame/solfuro.

E ancora, un uso crescente di pannelli solari potrebbe creare poi una nuova generazione di rifiuti elettronici, al termine di una cilco che si stima possa durare tra i 20 e i 25 anni. Questi pannelli solari contengono non solo materiali abitutali dei rifiuti elettronici, ma altri emergenti e nuovi che costituiscono sfide future per il loro riciclaggio.

Quanto un’evoluzione del mercato del lavoro e dell’economia deve essere oltre che verde e sostenibile anche sicura e conscia, al fine di completare il proprio percorso e la propria definitiva affermazione.

La naturale paura della transizione verso un’economia verde è ciò che potrà causare gravi sconvolgimenti economici e una perdita di posti di lavoro. Le persone rimarranno catturate in un aspetto negativo del cambiamento se resisteranno a esso o se non vedranno in esso un futuro per se stessi. I lavoratori, le comunità e le regioni, in particolare quelle che fanno abituale affidamento su risorse estrattive, avranno bisogno di assistenza e mezzi di sostentamento per negoziare il passaggio a nuove competenze, tecnologie. Stanno nascendo voci, richieste, che mirano a un’equa e giusta transizione, dove i soggetti danneggiati dai cambiamenti dovranno essere adeguatamente assistiti, e le nuove opportunità create  condivise da gruppi di lavoratori, collegi elettorali, sociali e comunità.

Le normative europea, italiana, sulla sicurezza sul lavoro hanno preso in considerazione il fatto di doversi rimodellare su tali nuove criticità? Lo stanno facendo?

L’UE ha riconosciuto che il passaggio a un’economia verde potrebbe avere ripercussioni sulla sicurezza e sulla salute sul lavoro. Con questo in mente, l’UE guarda contemporaneamente sia alla creazione di posti di lavoro sia all’impatto della tecnologia verde sulla sicurezza e la salute, impatto da condurre e seguire passo passo con la nascita di nuovi impieghi. L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) di Bilbao osserva e monitora questi fenomeni attraverso il “Foresight of new and emerging risks to OSH Associated with new technologies in Green Jobs”. Questo progetto mira a prevedere il potenziale impatto che le nuove tecnologie potrebbero avere sulla salute e sicurezza nei lavori verdi, al fine di garantire l’osservanza di norme che riescano ad assicurarle. Fornirà osservazioni utili alle politiche dell’Unione europea. L’Italia gioca un ruolo in questo processo.

La gestione dei rifiuti. Un aspetto che oltre a quello ambientale pone un’altra faccia. La sicurezza dei lavoratori addetti al riciclo. Quali i rischi alla loro sicurezza.

In un mondo che si trova a confrontarsi con prezzi crescenti delle materie prime e volumi crescenti di rifiuti spesso pericolosi, riciclare sarà sempre più importante per garantire la sicurezza, la salute e l’ambiente. Senza una buona gestione dei rifiuti sul posto di lavoro, il danno per l’ambiente non può essere fermato.

I rischi associati ai rifiuti sono molteplici, a seconda di come gli stessi vengono riciclati. Per esempio, gli elettronici (e-waste) fanno parte attualmente del più grande flusso di rifiuti e in crescita. L’e-waste è classificata come pericolosa, quindi complessa e costosa da trattare in modo ecologicamente corretto e vi è una generale carenza nella legislazione e nella sua esecuzione. Comprende frigoriferi, condizionatori, lavatrici, forni a microonde, lampadine fluorescenti, e prodotti elettronici come computer e accessori, telefoni cellulari, televisori e impianti stereo. Tali apparecchi elettronici contengono più di 1000 sostanze diverse, che rientrano nelle categorie “pericoloso” e “non pericoloso”  e sostanze chimiche dalla tossicità ignota.

In generale ancora, i prodotti elettronici sono costituiti da metalli ferrosi e non ferrosi, plastica, vetro, legno e compensato, circuiti stampati, cemento e ceramica, gomma. Ferro e acciaio ne costituiscono circa il 50%, seguiti da plastica (21%), metalli non ferrosi (13%) e altri costituenti. Spesso contengono sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche tra cui metalli pesanti come il piombo, nichel, cromo, mercurio e inquinanti organici persistenti, come bifenili policlorurati, bromurati.

I rischi principali per la salute umana quindi e per l’ambiente derivano dalla presenza di ognuna delle sostanze e dei materiali citati. Potremmo suddividere in tre gruppi infine le sostanze che possono essere rilasciate durante la lavorazione, il recupero e che dovrebbero essere motivo di prevenzione: i costituenti di attrezzature informatiche, come il piombo e il mercurio; sostanze che possono essere aggiunte in alcuni processi di recupero, come il cianuro; sostanze da processi di riciclaggio, come le diossine.

Il rapporto ILO affronta una decina di settori considerati “caldi”. Ne citiamo uno in particolare. Lo smantellamento delle navi. Quali rischi in questo settore, e quanto amianto c’è sulle navi, nel mondo.

La demolizione di navi è un processo impegnativo, a causa della complessità strutturale delle navi stesse e per i rischi ambientali, di sicurezza, sanitari. È una delle attività più pericolose del settore marittimo. Rischi primari associati a essa includono, sostanze pericolose e rifiuti, rischi fisici, rischi meccanici, rischi biologici, rischi ergonomici, psico-sociali, sommati inoltre a rischi generici..

I pericoli vengono quindi dalla complessità strutturale delle navi e dalle esposizioni possibili a notevoli quantità di materiali pericolosi e nocivi come l’amianto, oli e morchie, vernici tossiche come il tributilstagno (TBT), PVC, IPA, metalli pesanti nelle vernici, bifenili policlorurati (PCB), isocianati, acido solforico, piombo, mercurio. A questi potremmo aggiungere il rumore in eccesso e il rischio incendio ed esplosioni. Queste sostanze inoltre non solo possono intossicare i lavoratori, ma a volte rischiano di essere gettate nelle acque delle coste.

Per quanto riguarda l’amianto, una nave di medie dimensioni può contenerne fino a 7 tonnellate, che spesso viene venduto nelle comunità locali, dopo la demolizione.

Un’ultima domanda riguardante il progetto “SOLVE”, progetto di formazione per i formatori che sta per partire. Di cosa si tratta.

ILO ha ideato il progetto “SOLVE” con l’obiettivo di integrare la promozione della salute sul luogo di lavoro. I programmi e i pacchetti formativi del progetto “SOLVE” si concentrano su come prevenire i rischi psicosociali e promuovere la salute e il benessere sul luogo di lavoro attraverso la progettazione di attività e politiche.

La nuova versione del programma affronta 12 aree tematiche e le loro interazioni. Le aree sono: “Introduzione al metodo, la gestione della promozione della salute sul posto di lavoro, stress lavoro-correlato, alcol e droga sul lavoro, violenza sul lavoro, l’HIV e l’AIDS sul posto di lavoro, tabacco sul posto di lavoro e fumo indiretto, nutrizione sul posto di lavoro, l’attività fisica per la salute, sonno sano, lo stress economico”. Il pacchetto formativo comprende: una cartella di lavoro, una guida, il piano delle lezioni, un CD-ROM con PPT e materiale di base.

SOLVE utilizza il metodo del dialogo sociale per promuovere l’attuazione di iniziative di successo sul posto di lavoro e nelle comunità, con il coinvolgimento dei datori di lavoro, lavoratori, governi, servizi pubblici e ONG. La versione inglese del pacchetto formativo è già disponibile on line nella pagina “Safework” del sito ILO.

Leggi anche: 28 aprile, Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro ILO.

Info: SOLVE (inglese).

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