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Eternit, Bagnoli e Rubiera, e le famiglie non incluse nel risarcimento

TORINO – Amianto. Eternit. A quattro giorni dalla storica sentenza Eternit del 13 febbraio salgono alla cronaca i casi di Bagnoli e Rubiera, dei familiari delle vittime dei due centri che al contrario di quanto disposto per Casale Monferrato e Cavangolo, hanno visto prescritti i propri casi e negate di conseguenza le richieste di risarcimento.

Il pm del processo di Torino Raffaele Guariniello ha dichiarato che i casi di Bagnoli e Rubiera saranno inseriti nel secondo procedimento in allestimento nei confronti ancora di Eternit, questa volta imperniato sull’accusa di omicidio volontario. “Voglio dire anche a conforto dei cittadini di Bagnoli e di Rubiera che nel nostro procedimento per omicidio verranno presi in considerazione anche i morti, sia tra i lavoratori sia tra i cittadini, non solo di Casale Monferrato e di Cavagnolo, ma anche di Rubiera e di Bagnoli” – ha dichiarato il pm ai microfoni di Radio Anch’io.

Si preparano intanto ricorsi in appello e l’Osservatorio nazionale amianto ha deciso di predisporre un comitato speciale chiamato “vertenza amianto Eternit Bagnoli”, raggiungibile dall’indirizzo mail vertenzaamiantoeternitbagnoli@gmail.com.

Monta contemporaneamente al caso di Bagnoli e Rubiera quello di famiglie dimenticate dall’ingiunzione di risarcimento, che sembrano sparite dalla sentenza. Si tratta di famiglie di Casale Monferrato e Cavagnolo alle quali non è stato riconosciuto nessun indennizzo. Su un articolo apparso ieri su Repubblica.it a firma Sarah Martinenghi, Nicola Pondrano della Camera del lavoro di Casale Monferrato spiega come siano settecento le persone sparite dalle liste. Si cerca di capire ora se le mancanze siano frutto di errori o di valutazioni dovute a prove non certe, casi riguardanti esposizioni non contestabili o a transazioni già accordate.

Anche in questo caso, come per i casi di Bagnoli e Rubiera, occorrerà attendere per fare chiarezza, la pubblicazione dell’intero dispositivo della sentenza.

Intanto restando sui tragici casi di morti e malattie professionali correlate all’amianto, a Milano il pm Maurizio Ascione ha aperto un fascicolo contro ignoti dopo la segnalazione da parte della ASL di cinque casi di malattia riscontrati in dipendenti ATM. Carpentieri impiegati tra gli anni’70 e ’80 nella coibentazione dei vagoni ferroviari della metro. Il pm indagherà sugli ultimi 30 di attività in ATM per capire se tutti gli operai impiegati in mansioni analoghe siano stati doverosamente tutelati dalle consone misure di sicurezza previste dalla legge.

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