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Caporalato, un disegno di legge chiede che diventi reato penale

ROMA – Presentato in Senato il disegno di legge “Misure volte alla penalizzazione del fenomeno d’intermediazione illecita di manodopera basata sullo sfruttamento dell’attività lavorativa”.

Punto focale della proposta di legge è l’articolo 4 che propone l’introduzione nel codice penale dell’articolo 603-bis, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. L’articolo renderebbe quindi  penale il reato di caporalato prevedendo pene che vanno dai cinque agli otto anni di reclusione e sanzioni che vanno dai mille ai duemila euro per persona sfruttata.

Il provvedimento ha suscitato una larga adesione da parte di tutti gli schieramenti politici presenti in Senato. La prima firmataria del ddl, la senatrice del Partito Democratico Colomba Mongiello sottolinea che questo non vuole essere un intervento di emergenza ma un provvedimento strutturale che vada a colpire una volta per tutte la piaga del caporalato.

Uniti nella lotta al caporalato anche i sindacati CGIL dall’agroindustria e dell’edilizia. Per contrastare questo odioso fenomeno che  sfrutta la disperazione delle persone per il proprio profitto Flai e Fillea CGIL hanno già lanciato nei mesi scorsi una importante campagna di comunicazione.

Il fenomeno, che affligge il mondo del lavoro da sempre, negli ultimi anni ha cambiato faccia. Risente infatti dei cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro a causa della globalizzazione  e dei forti flussi migratori. È proprio verso i nuovi arrivati, sprovveduti, incapaci di muoversi autonomamente, che i caporali agiscono. Il caporalato si è specializzato per etnie: ognuna ha il suo caporale che provvede a instradare i nuovi arrivati ai lavori in edilizia, in agricoltura ma anche a fornire manovalanza per la criminalità organizzata e la prostituzione.

Il provvedimento non ha solo lo scopo di colpire i caporali e, rendendo penale il reato, disincentivare questo fenomeno ha anche l’obiettivo di fornire sostegno per l’integrazione dei lavoratori neo-immigrati in modo da fornire loro strumenti, prima di tutto la conoscenza della lingua, che gli permettano di orientarsi nel mondo del lavoro e di trovare un impiego regolare, con un trattamento equo e che garantisca loro adeguate condizioni di salute sicurezza.

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