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Infortunio sul lavoro, cinque storie raccontante dal DoRS Piemonte

TORINO –  Pubblicate da DoRS, Centro di documentazione per la promozione della salute della Regione Piemonte, cinque nuove storie di infortunio.

Una vita (non) appesa a un filo, prima storia d’infortunio, narra la vicenda di un lavoratore caduto dal tetto procurandosi i fratture multiple durante i lavori di copertura di un edificio. L’operaio era impiegato in quella mansione da appena un mese. Indossava una cintura  di sicurezza che non era a norma e non era agganciata al fune salva vita. Non aveva ricevuto alcuna formazione sui rischi relativi ai lavori in quota e sulle misure di protezione. Sul tetto dell’edificio in costruzione erano in corso lavori in assenza di adeguate opere provvisionali.

La seconda storia Cinque minuti al cimitero racconta di un infortunio accaduto in cimitero a un dipendente di un’impresa funebre che a causa del cedimento della botola di copertura è precipitato da un’altezza di più di due metri all’interno del loculo. L’infortunio ha evidenziato la necessità che i sindaci, in veste di autorità sanitarie locali, intervengano affinché queste strutture siano sottoposte a verifiche tecniche e che in sede di progettazione ne sia certificata la resistenza al carico.

La storia intitolata Un viaggio senza ritorno racconta un incidente mortale, quella di un camionista morto folgorato dai cavi dell’alta tensione urtati incidentalmente dal cassone del suo camion durante le operazioni di pulitura.Scaricando l’elettricità a terra i pneumatici del camion sono scoppiati e il mezzo ha preso fuoco. Il camionista, investito dalla potentissima scarica elettrica, è morto folgorato.

L’incidente è avvenuto a causa della mancata informazione data al trasportatore riguardo i rischi elettrici presenti in cantiere e dalla mancata segnalazione in loco della presenza dei cavi dell’alta tensione.

La quarta storia Fermi ragazzi… ci penso io racconta dell’infortunio occorso a un lavoratore esperto, intervenuto per riparare il malfunzionamento di un nastro trasportatore in cava ma senza adottare le necessarie precauzioni. Dall’analisi dell’incidente, in cui il lavoratore ha perso un braccio, si evidenziano diversi livelli di criticità: l’assenza di protezioni per l’accesso e l’intervento in sicurezza sull’attrezzatura, l’assenza di un sistema di blocco ma anche l’importanza del fattore umano. È infatti da notare che nonostante l’operaio coinvolto fosse capo cava e Rls e  avesse seguito regolare formazione sulle procedure di manutenzione, all’occorrenza abbia agito in modo inappropriato commettendo l’errore di intervenire senza prima arrestare e staccare l’alimentazione al macchinario in movimento.

L’ultima storia si intitola Come un castello di sabbia al sole e ricorda un incidente mortale e il decesso dovuto a soffocamento di un operaio sepolto dall’improvvisa frana in fase di costruzione di un pozzo di approvvigionamento d’acqua per un impianto di confezionamento di  calcestruzzo.

Causa dell’incidente è stata la mancata valutazione della coesione del terreno su cui si interveniva, la mancata costruzione di pareti di sicurezza e la mancata informazione agli operai incaricati del lavoro.

Per approfondire: Cinque nuove storie di infortunio.

Leggi anche: tre storie di infortunio.

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