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Inail, intervista al direttore generale Giuseppe Lucibello: il bilancio dell’istituto…

ROMA - Sono più di cento anni che l’Inail si occupa di prevenire gli incidenti e gli infortuni sul lavoro. Prima di tutto, lo fa attraverso l’obbligo da parte del datore di lavoro di assicurare i dipendenti nel caso di incidenti o l’insorgere di malattie professionali. Poi promuove studi, ricerche, e soprattutto favorisce le attività di prevenzione. Dunque, in Italia è certamente l’ente più antico e autorevole quando si parla di sicurezza sul lavoro.

Ne parliamo con il nuovo direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello, per fare un bilancio sulla prevenzioni di infortuni e indicenti, a volte anche mortali.

L’Inail si occupa di prevenzione e sicurezza sul lavoro da molti anni, Ma l’entrata in vigore del Testo Unico 81 del 2008 e il D.lgs 106 del 2009, hanno messo a disposizione nuovi strumenti normativi. Le chiedo: hanno favorito il calo degli infortuni e incidenti sul lavoro?

«Per quanto ho potuto verificare, soprattutto in termini di efficacia di prevenzione e formazione in materia di vigilanza e sicurezza sul lavoro, ho maturato la convinzione che gli ultimi dati sono sicuramente confortanti. Ma i dati in sè non esprimono tutta la realtà, nel senso che presenteremo a breve il Rapporto annuale 2009 che dovrebbe confermare un calo del 10 per cento degli infortuni mortali, dunque dai 1120 del 2008 ai circa 1000 dello scorso anno. Chiaramente sono numeri che sono condizionati dalla crisi economica: cioè meno lavoro, e meno esposizione al rischio. Quindi il dato andrebbe corretto intorno al 6 per cento, che comunque è molto significativo».

Parliamo di prevenzione…

«La prevenzione, dunque parliamo di formazione, è una sfida importante per l’Inail. Il D.lgs 1°6 del 2009 ci ha assegnato nuove incombenze, che stiamo portando a termine con grande sforzo, con la complessità del quadro normativo, ma anche e soprattutto la complessità degli attori che si occupano di questa problematica. Spesso il problema principale è la sovrapposizione delle posizioni dei vari enti: Ministero del Lavoro, Inail, Ispesl, Ipsema, gli enti locali, le asl. Trovare una sintesi tra la politica di questi enti e strutture, a volte è piuttosto difficile. Sarebbe auspicabile che il legislatore operasse delle scelte nette, di individuazione chiara e precisa del soggetto che è chiamato a rispondere ad una certa politica. Quindi l’Inail invoca una maggiore chiarezza che gli organismi competenti devono dare, e soprattutto una riduzione dei centri di coordinamento e consulte varie. L’Inail sta infatti orientando in una nuova direzione la propria attività di prevenzione. A volte si è investito in progetti, soggetti e partner che in termini di sicurezza offrivano obiettivi interessanti, ma spesso con risultatati difficilmente verificabili. L’obiettivo dell’Inail nel 2010 è stabilire linee guida centrali e chiare, in cui poi far calare la definizione di accordi con settori già indagati ed esaminati a priori, in relazione ai profili di rischio, l’interconnesione con aspetti relativi alla ricerca nel campo di nuove malattie professionali, con effetti sulla salute finora solo studiati e non sufficientemente indagati per quanto concerne le ripercussioni sulla vita lavorativa del singolo lavoratore. Ma anche il rapporto con gli enti bilaterali e sociali, è importante: si tratta di individuare a monte le aree di intervento. Ricordo che per quanto riguarda la prevenzione l’Inail dispone di una cospicua quota, cioè 60 milioni di euro, e se ben spesi produrranno risultati con un effetto moltiplicatore. Sono inoltre necessari dei report più precisi, anche in vista della costruzione del Sistema informativo nazionale della prevenzione, che è la vera scommessa del D.lgs 106/2009. Oggi ciò che manca è un sistema di mappatura vera dei rischi, per individuare le cause scatenanti, la correlazione di alcuni rischi con certe tipologie di attività. Penso ad una struttura flessibile, che possa dotarsi costantemente di nuove informazioni, esami, analisi, ricerche relative a incidenti e organizzazione».

Quindi possiamo dire che il Testo Unico 81 ha inciso favorevolmente per il calo degli infortuni sul lavoro. Ma l’Inail in realtà non aveva mai abbassato la guardia.

«Sicuramente. Non dimentichiamo che la legge 81 e la 106 sono state formulate partendo da proposte dell’Inail, anche se ci aspettavamo maggiore chiarezza da parte del legislatore. Occorrono infatti strumenti più snelli e diretti. Ad esempio, una delle novità della legge 106 è la possibilità dell’Inail di integrare, in coordinamento col Servizio sanitario nazionale, le funzioni riabilitative. Abbiamo sottoscritto un importante accordo sperimentale con la Regione Sicilia e siamo convinti che, se sapremo passare dalla sperimentazione alla normativa di regime, quindi convincendo la nuova conferenza Stato-Regioni sulla necessità di sottoscrivere a breve un accordo quadro, l’Inail è convinta che risparmierà i costi della riabilitazione. I due decreti citati sono abbastanza completi, ma adesso bisogna far colloquiare meglio le mille forme di coordinamento. La nostra scommessa è una nuova politica della prevenzione, che renda più semplice e centrale la coordinazione tra i vari enti. Inoltre, bisogna lavorare con più impegno con i grandi gruppi industriali, ad esempio le Ferrovie dello Stato o le Poste Italiane, per valutare il grado di esposizione al rischio».

Lei ha ripetuto spesso la necessità di un maggiore coordinamento tra i vari enti e istituzioni che si occupano di sicurezza sul lavoro. Ma quale altra esigenza ha l’Inail per applicare al meglio la prevenzione di incidenti e infortuni sul lavoro?

«La mancanza di coordinamento è sicuramente la principale questione da affrontare e risolvere. Non esito a dire che, a volte, questo coordinamento viene eluso per difendere i propri “territori”. Un altro problema è l’incapacità di alcuni settori produttivi di comprendere che il problema prevenzione passa prima di tutto attraverso la formazione. Lo considerano un costo, certo, specialmente in questa difficile fase economica, trascurando quindi le misure di prevenzione. L’Inail vuole operare un’iniezione di fiducia verso questi settori produttivi, facendo capire che la formazione significa minori costi nel medio e lungo periodo. Lanceremo inoltre una campagna pubblicitaria per incrementare la formazione e prevenire gli incidenti, offrendo incentivi e premi  alle aziende virtuose».

Quindi nel 2010 l’Inail userà il marketing e la pubblicità per incrementare la prevenzione degli infortuni sul lavoro?

«Sì, in relazione con le linee guida che sono in corso di costruzione».

Veniamo ai lavoratori extracomunitari, il vero dato dolente. Mentre sono in calo incidenti e infortuni rispetto ai lavoratori italiani, c’è invece un aumento rispetto ai lavoratori stranieri. Cosa ha fatto e cosa farà l’Inail per migliorare questo dato?

«Indubbiamente è un focus della nostra attività. Ci preoccupa il dato in aumento rispetto ai lavoratori extracomunitari, che noi imputiamo anche agli effetti della congiuntura economica negativa che stiamo vivendo: nel momento in cui le aziende contraggono la forza lavoro, il ricorso a lavoratori meno qualificati significa meno costi aziendali. Ma l’Inail dedicherà apposite sezioni per seguire questo settore, favorendo maggiormente la formazione e la qualificazione professionale dei lavoratori extracomunitrari»

Si parla di nuove malattie professionali: qualche anno fa il giudice Raffaele Guariniello ha emesso una sentenza che parla di “tecno stress” in azienda. Nel Testo Unico 81 e nel D.lgs 106 si parla di stress da lavoro correlato, spesso associato all’uso di videoterminali.  A suo avviso è un nuovo rischio per il lavoratore moderno, chiamato spesso ad usare per molte ore al giorno le nuove tecnologie informatiche?

«Assolutamente sì. Ho maturato la convinzione che tra qualche anno si discuterà più di malattie professionali, che di infortuni. L’Inail si sta proprio muovendo in questa direzione, ed infatti l’attenzione in termini di ricerca clinica e scientifica è aumentata anche del 50 per cento negli ultimi due anni. L’attività della nostra Sovrintendenza medica generale, il livello di approfondimento interno che viene dato a questo tipo di problematica, la ricerca di importanti istituti specializzati pubblici e privati con cui stabilire accordi, ci hanno convinto di anticipare questo tipo di rischio. In effetti, le tecnopatie e lo stress da lavoro correlato non deve essere per noi solo letteratura. L’Inail si è già mossa in termini di studio e ricerca, ma bisogna selezionare nuovi partners per l’applicazione corretta del rischio stress previsti dalla nuova normativa.»

informazioni utili
INAIL
Piazzale Giulio Pastore, 6
Tel. 803164
http://www.inail.it

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