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Fantini, positivo il bilancio dei primi 2 anni del Testo Unico 81

ROMA - Il 9 aprile 2010 il Testo Unico 81 ha compiuto due anni. Quale bilancio si può trarre dalla nuova normativa che disciplina la sicurezza e la salute del lavoratore? Quotidiano Sicurezza ha intervistato Lorenzo Fantini, avvocato e dirigente delle divisioni III e VI (salute e sicurezza) del Ministero del Lavoro.

La nuova legge ha migliorato la tutela delle condizioni di lavoro?

«Inanzitutto dobbiamo dire che il Testo Unico è l’accorpamento di tre leggi: la 123 del 2007, l’81 e la 106 del 2009. E quando si parla di sicurezza, dunque, bisogna tener conto di queste tre articolate normative. Partendo da questo presupposto, il bilancio che si può tracciare è sicuramente positivo. Il Ministero è riuscito in uno sforzo notevole: mettere insieme le varie anime della sicurezza – giuridica, tecnica e gestionale – in un provvedimento legislativo coerente con con la normativa europea. Certo si può ancora migliorare, ma nel complesso il Testo Unico ha messo insieme migliaia di norme. Ed è un un risultato storico, perchè erano trent’anni che si tentava di fare un Testo Unico e nessuno c’era mai riuscito.»

Il Testo Unico è una delle leggi più avanzate in Europa?

«Posso portare una testimonianza: noi abbiamo vinto un progetto internazionale con l’Egitto, che è tutt’ora in corso e battendo Paesi come la Germania e la Francia, perchè ci siamo basati su Testo Unico 81 di salute e sicurezza sul lavoro. E’ dunque un testo assolutamente coerente con le direttive comunitarie in materia, quindi moderno. Si poteva fare di più, ma abbiamo avuto solo nove mesi per redigere la normativa. In realtà, se c’è un difetto – ma è una mia opinione personale – è che il Testo Unico è ancora un pò troppo corposo, dunque andrebbe semplificato. E dico questo pensando al piccolo imprenditore. Noi infatti sappiamo che in Italia la maggior parte delle imprese sono piccole e medie e spesso si richiede una professionalità specifica e notevole in materia di sicurezza per comprendere tutto l’apparato normativo.

Quindi in generale si registra un calo degli incidenti e infortuni sul lavoro, da quando è entrato in vigore il Testo Unico 81?

«Non so se sia diretta la correlazione tra le due cose. La mia personale opinione è che non basta fare una legge per favorire la riduzione degli infortuni. Magari è un presupposto. La riduzione degli infortuni è più legata al comportamento delle persone. O meglio: l’abbattimento dell’indice infortunistico, che è l’obiettivo a cui tutti noi tendiamo col Ministero del Lavoro in primis, si realizza se ci sono insieme diversi elementi: 1) una legge buona; 2) il controllo sull’applicazione delle leggi; 3) convincere gli imprenditori e i lavoratori a tenere certi comportamenti sicuri. Il 65% degli infortuni, secondo l’Unione Europea, è legato ai comportamenti pericolosi. Dunque non significa che è colpa del lavoratore, ma è l’organizzazione del lavoro che non rispetta certe procedure e si va incontro a pericoli. E’ su questa mancata cultura della sicurezza che bisogna intervenire.

Ma nel concreto sono calati?

«C’è sicuramente una riduzione degli infortuni, ed è più marcata dal 2008 ad oggi. Probabilmente l’effetto della legge è positivo. Ed è sicuramente positivo parlare di salute e sicurezza sul lavoro, sensibilizzando l’opinione pubblica. In questo senso, devo dire grazie al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha visto la sicurezza sul lavoro non come una seccatura, ma qualcosa di cui discutere e parlare. Ed infatti è stata realizzata di recente addirittura una fiction televisiva sul tema salute e sicurezza: è una novità assoluta, perchè la tv non si era mai occupata di questi argomenti.»

Quali sono i prossimi obiettivi che si pone il Ministero del Lavoro per rafforzare la tutela dei lavoratori e prevenire gli infortuni?

«Il ministero sta perseguendo diversi obiettivi. Il primo è completare il Testo Unico 81, cioè i provvedimenti di attuazione e i decreti che devono essere realizzati. Innanzitutto bisogna intervenire per evitare che uno si svegli la mattina e diventi imprenditore, cioè avere determinate caratteristiche ed essere formati sul tema della sicurezza e dell’organizzazione del lavoro. Inoltre, nei prossimi mesi sui mass media ci sarà una massiccia campagna d’informazione sulla materia sicurezza sul lavoro. Dunque proveremo a catturare l’attenzione dell’opinione pubblica, per favorire l’applicazioni dei principi del Testo Unico. Un terzo obiettivo che persegue il Ministero del Lavoro, insieme alle Asl, è di rafforzare l’attività di controllo e contrastare il lavoro nero. Infine, un quarto obiettivo: un potenziamento dell’attività di formazione sui temi della sicurezza. E questo, direi, è un pilastro dell’attività di prevenzione degli infortuni e incidenti sui luoghi di lavoro. L’Inail, in questo senso, ha un ruolo fondamentale ed inoltre bisogna coinvolgere le Regioni.»

Quanto ha influito positivamente il D.lgs 106 del 2009 sul miglioramento del Testo Unico 81?

«Ha avuto un impatto molto positivo sulla materia. L’ho detto prima: il Testo Unico è stato realizzato in pochi mesi, quindi aveva bisogno di essere corretto in alcune parti. Il D.lgs 106/2009 risponde a questo tipo di esigenza e inoltre ha corretto alcuni errori. Ad esempio, il Testo Unico considerava i volontari alla stessa stregua dei lavoratori, ai fini della sicurezza. Considerare allo stesso modo ogni tipo di volontario, senza diversificare, è sbagliato dal punto di vista pratico. Ad esempio, il volontario della Protezione civile – che è esattamente come tutti gli altri lavoratori e ha diritto alla stessa tutela della sicurezza, anzi forse di più – ed abbiamo il volontario delle Pro Loco, che magari si fa vivo di rado, al quale è impensabile applicare la stessa disciplina dal punto di vista dell’assunzione di responsabilità. Faccio un altro esempio, ancora più clamoroso. Il D.lgs 106/2009 ha corretto un errore presente nel Testo Unico 81, il quale prevedeva che il limite di piombo nel sangue fosse misurato non in nanogrammi, ma in milligrammi. E’ chiaro che se lo misuro in milligrammi permetto ad una donna di morire, se lo misuro invece in nanogrammi questo rischio non è più possibile. Era un errore tecnico, gravissimo, che andava corretto. E ciò è accaduto anche in altri casi.»

Quindi è soddisfatto?

«In questi due anni è stato creato un equilibrio apprezzabile. La legge chiaramente non è perfetta, come lo è ogni norma. Ma è mia personale opinione che il 106 abbia molto migliorato il Testo Unico 81»

Parliamo di “stress da lavoro correlato”, una novità della nuova legge. Entro il 2010 diventerà obbligatorio per il datore di lavoro fare un valutazione di questo rischio, che spesso è in relazione con l’uso delle nuove tecnologie e la complessità operativa di certe mansioni.

«La valutazione dello stress da lavoro correlato è forse uno dei temi più discussi quando si parla di sicurezza e lavoro. La soluzione che è stata trovata col D.lgs 106/2009 in merito a tale problematica, tiene conto della difficoltà di individuare una metodologia scientifica, scientificamente condivisa, per la valutazione dello stress da lavoro correlato. L’attuale Testo Unico, invece, prevede che entro agosto di quest’anno la Commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro, tramite un Gruppo tecnico che in questi giorni sto convocando personalmente come presidente della Commissione, si occuperà di dare alle aziende – pubbliche e private – indicazioni metodologiche per la valutazione dello stress da lavoro correlato. Vogliamo dunque aiutare le imprese a rispettare questo obbligo, ma soprattutto fare valutazioni corrette e non azzardate. Siamo tutti consapevoli che lo stress da lavoro correlato è un tema su cui confrontarsi, perchè i dati europei sono preoccupanti: parlano cioè dello stress come una delle principali cause del disagio lavorativo. Noi contiamo di rendere disponibili le “linee guida” di tale rischio entro agosto 2010, permettendo alle aziende di effettuare il loro test di valutazione. Ma soprattutto aiuteremo il datore di lavoro a comprendere cosa è lo stress e in che modo impatta sulla salute del lavoratore. Qui non si tratta di compilare semplici questionari, ma individuare la causa dello stress e rimuoverla. Il cosidetto Documento di Valutazione del Rischio deve servire per modificare l’organizzazione del lavoro ed evitare che il problema si manifesti.»

informazioni utili
Ministero del Lavoro
Tutela della salute e sicurezza
Via del Fornovo 8
00192 Roma
te- 06-46834906

www.lavoro.gov.it

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