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Diminuito il lavoro nero. Perché?

Approfondimento “Rapporto 2012 del Ministero del lavoro sull’attività di vigilanza in materia di lavoro e previdenza”: 1.

I dati inseriti nella prima tabella del Rapporto 2012 del Ministero del lavoro sull’attività di vigilanza in materia di lavoro e previdenza (*), si riferiscono ai risultati dell’azione di controllo complessivamente svolta dal personale ispettivo delle Direzioni regionali e territoriali del lavoro, di quello dell’INPS e dell’INAIL.

Questi i dati significativi della tabella: le aziende ispezionate sono state 243.847 (pari al 15% dei circa 1,6 milioni di aziende con dipendenti), le aziende riconosciute irregolari sono state 154.820 (il 63% delle aziende ispezionate – nel 2011 le aziende irregolari erano state 149.708, e cioè il -13% rispetto al 2012  – ), i lavoratori irregolari sono stati accertati in n. 295.246, quelli  totalmente in nero, 100.193 (34% dei lavoratori irregolari), il recupero dei contributi e premi evasi è stato di euro 1.631.703.292,00 (nel 2011 l’importo era stato di euro 1.225.165.438,00,  e cioè – 33%  rispetto a quello del 2012 – ).

I lavoratori totalmente in nero – 100.193 –  sono diminuiti del 5% rispetto a quanto riscontrato nel 2011 (105.279 unità) ma il loro numero risulta comunque essere sempre consistente, il 34% dei lavoratori irregolari.

Come mai il “nero” è diminuito? La costante flessione del numero dei lavoratori in nero rispetto agli anni precedenti, si legge nella relazione del Ministero, “oltre ad essere una diretta conseguenza della contrazione occupazionale dovuta alla crisi economica in atto che presenta inevitabili riflessi anche nell’ambito del lavoro sommerso, è speculare al sempre maggior incremento del ricorso all’utilizzo – soprattutto nelle regioni del Centro-Nord – delle tipologie contrattuali flessibili, quale possibile alternativa al contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato”.

Questo ha dato luogo al fenomeno, rilevato dalle ispezioni, di “una notevole frequenza  dell’uso distorto dei contratti flessibili “in funzione elusiva, mirata al contenimento del costo del lavoro, con il connesso incremento del numero di violazioni in materia di riqualificazione dei rapporti di lavoro”.

Così, nel 2012 (**), si è registrato un aumento della stipulazione dei contratti di lavoro intermittente, a tempo determinato e indeterminato e si è passati  dai 522.445 contratti attivati nel 2011 ai 605.551 contratti nel solo periodo gennaio/settembre 2012, con un incremento pari al +16%.

Le Regioni in cui si è registrato il maggior ricorso a questa tipologia contrattuale flessibile sono Emilia Romagna (88.016 contratti), Lombardia (81.831), Veneto (63.577), Toscana (55.138).

(*) Il Rapporto è stato esaminato dalla Commissione centrale di coordinamento dell’attività di vigilanza nella seduta del 23 gennaio 2013.

(**) Nel periodo 1° gennaio – 30 settembre 2012 sono stati attivati n. 7.930.568 contratti, di cui: 4.983.964 contratti a tempo determinato;  1.369.593 contratti a tempo indeterminato; 732.476 altro (intermittente, contratto di agenzia, etc.); 623.507 contratti di collaborazione (Cco.co.co e Co.co.pro); 219.230 contratti di apprendistato.

1 di 4 continua mercoledì 20 febbraio 2013…

Vai al secondo approfondimento del 20 febbraio:incidenti mortali edilizia.

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