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Umbria, la Regione fa il punto sui servizi di prevenzione e sui controlli

PERUGIA – Cosa fa la Regione Umbria per contrastare gli infortuni e le morti sul lavoro? Il punto sulla situazione è arrivato di recente, grazie alla risposta data dalla Giunta ad una precedente interrogazione posta dal consigliere Andrea Lignani Marchesani. Il consigliere chiedeva quali direttive intendesse dare la Regione alle quattro Asl umbre per contrastare gli infortuni, anche in considerazione del fatto che, per quanto risultava al consigliere, alcune unità sanitarie locali stavano già mettendo in atto, ai fini del risparmio, dei tagli che toccavano anche i servizi preposti alla prevenzione e alla sicurezza negli ambienti di lavoro (Psal). La Giunta, dunque, ha voluto andare a vedere quali effettivamente siano le risorse in campo contando così, con dati che però sono aggiornati solo al 2009, ben 91 operatori addetti al servizio Psla, di cui la larghissima maggioranza con contratto a tempo indeterminato: 3 lavoratori in più rispetto all’anno precedente. Stando ai dati forniti dalla Regione tra questo personale non ci sarebbe nessun ingegnere ma, tra le altre qualifiche,  ben 14 medici, 61 tecnici della prevenzione (uno in più rispetto all’anno prima) e 5 infermieri (anche qui con l’aumento di una unità).
La risposta dalla Giunta contempla poi un resoconto dei risultati ottenuti attraverso il Piano Straordinario di Vigilanza durante il 2009: oltre 6.000 sopralluoghi svolti e più di 4.500 aziende controllate, il che significa circa l’11 per cento del totale. Di fatto, con questo dato che va oltre il 5 per cento minimo richiesto nel ‘patto per la salute nei luoghi di lavoro’ alle Regioni,  l’Umbria si colloca tra le regioni con la maggiore copertura dei controlli. Nell’eseguire queste ispezioni sono state rilevate ben 1.085 violazioni (oltre 300 in meno rispetto all’anno precedente): tra queste ben 376 cantieri edili non a norma. Ma il Piano non prevedeva solo controlli ma anche iniziative di formazione che, per il 2009, hanno portato ad un ammontare di 938 ore di formazione (circa 250 in più rispetto all’anno prima) per un totale di 1.188 fruitori.
Rimane, come ammette la stessa Regione, il problema che l’Umbria continua ad essere la regione con la frequenza di infortunio più elevata, dato negativo dal quale ci si può consolare solo – ma certo senza gioire – considerando che la differenza con le regioni che la seguono in graduatoria si è ridotta.

Fatto questo riepilogo la Regione spiega anche quali sono gli obiettivi e i programmi per il prossimo futuro, indicando come priorità la messa in opera di uno speciale piano di vigilanza per l’edilizia, in considerazione della maggiore frequenza e gravità degli infortuni in questo settore (non si può dire lo stesso delle morti che, invece, avvengono per lo più sulle strade). Sarà dunque necessario mantenere elevato il numero delle ispezioni come fatto nell’ultimo anno –  si legge nell’ampia risposta – e promuovere la collaborazione tra le diverse istituzioni nel caso di grandi opere infrastrutturali, come già fatto, ed esempio, per i lavori della viabilità del ‘quadriliatero’ con intese tra le autorità dell’Umbria e delle Marche.

Un secondo focus riguarderà l’agricoltura, un settore ancora molto presente in Umbria con piccole e piccolissime aziende e molti addetti ai lavori stagionali. Il piano messo in cantiere dalla Regione è di fatto una declinazione locale del Piano Nazionale di Prevenzione in agricoltura 2009 – 2011 e prevede, intanto, un aumento della vigilanza. Sembra però che la Regione stia lavorando proprio in questi giorni all’elaborazione di un piano più specifico per questo settore a rischio.

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