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Stress sul lavoro in ospedale, gli effetti li paga anche il paziente

ROMA – Le liti in sala parto di cui si è parlato tanto in questi giorni, spesso bollati come episodi di malasanità, devono allertare anche sotto il profilo della sicurezza sul lavoro perché in realtà potrebbero essere il culmine di un sovraccarico di stress lavorativo, quello che nei termini del mondo sanitario viene chiamato anche “born out”. Un malessere che, se nelle prime fasi ha effetti solo sull’operatore, nella fase finale, quando questo è ormai sopraffatto da una condizione di frustrazione ed apatia, si può risolvere anche in atteggiamenti aggressivi verso gli altri o indifferenza verso la condizione dei pazienti, che, come hanno dimostrato gli ultimi casi, finiscono per pagare, talvolta anche pesantemente, questa condizione non certo ideale di lavoro
Del rischio sono consapevoli le organizzazioni sindacali laziali che – per bocca del segretario regionale della Fials Confsal, Gianni Romano – hanno chiesto che la Regione attivi controlli per valutare la sicurezza e lo stress sul lavoro in corsia. Secondo Romano: “Gli ultimi recenti, per quanto presunti, episodi di malasanità possono essere stati causati dallo stress psicofisico correlato al lavoro in corsia e per questo servono controlli accurati in tutte le strutture sanitarie e checkup sugli operatori”. L’organizzazione sindacale evidenzia anche che il Lazio è sotto organico di 5.000 infermieri e centinaia di medici lavorano con contratti di sostituzione. Ragion per cui il lavoro degli infermieri diventerebbe particolarmente pesante per l’eccessivo carico di lavoro e quello dei medici, attanagliati dall’incertezza del lavoro e dalle conseguenti pressioni, certamente più stressante. Anche se ad un esame oggettivo dovesse risultare che queste carenze sono più lievi di quanto ritenuto, frutto magari di una allegra gestione delle assunzioni in passato – e infatti la sanità nel Lazio è oggetto di un drastico e discusso piano di rientro –  resta il fatto che l’organizzazione del lavoro si era conformata alle risorse esistenti e quando queste sono diminuite si è mostrata incapace ad adeguarsi e soprattutto a cambiare i comportamenti e le convinzioni degli operatori.
Proprio in situazioni del genere gli operatori, sottoposti a carichi di lavoro e di stress eccessivi, iniziano ad avvertire sentimenti di inadeguatezza, di insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttati e possono reagire con scarso controllo. Non è un problema naturalmente solo del Lazio ma piuttosto diffuso negli ambiti di lavoro che comprendono i servizi alla persona soprattutto di tipo assistenziale e sanitario e non a caso ci sono regioni particolarmente attente a questa problematica, come l’Emilia Romagna, che dedicano all’argomento seminari e corsi di formazione.

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