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Malattie da amianto tra i Vigili del fuoco, avviata inchiesta

TORINO –  Un’inchiesta in materia di esposizione ad amianto per i Vigili del fuoco è stata avviata dal publbico ministero Raffaele Guariniello. Sono cinquantotto i casi di pompieri deceduti a causa di mesotelioma pleurico e del peritoneo, malattie causate dall’inalazione della fibra tossica. Questo il quadro preoccupante di quanto iscritto nel ReNaM Registro nazionale dei mesoteliomi curato da INAIL che il magistrato, a seguito delle segnalazioni avanzate dal CONAPO, ha  provveduto a consultare. I casi sono registrati a partire dal 1993 ma la maggior parte sono riferiti agli ultimi dodici anni con una particolare incidenza negli anni più recenti.

L’inchiesta si occuperà ora di mettere in luce la relazione tra esposizione alla fibra killer e la contrazione della malattia. Si tratterebbe di un tipo di esposizione molto diversa da quella subita dai lavoratori dell’Eternit o dei cittadini di Casale Monferrato, che per anni sono stati a contatto e hanno respirato le fibre di amianto presenti nell’ambiente di lavoro e di vita.
L’ipotesi su cui sta lavorando Guariniello intende infatti valutare la possibilità che i vigili del fuoco abbiano contratto malattia a seguito di un esposizione massiccia e fulminea in occasione  delle operazioni di soccorso e spegnimento incendi in fabbricati ch contenevano amianto, spesso vecchi fabbricati fatiscenti che andando a fuoco sprigionano nell’aria quantità ingenti di sostanza tossica.

Si tratterebbe di “contesti da bombe chimiche”, come dichiara  Antonio Brizzi, segretario generale di CONAPO, che possono avere effetti devastanti sulla salute dei vigili intervenuti  a prestare servizio.

Questi ulteriori casi di morte dovuti all’esposizione all’amianto e la frequenza con cui si sono succeduti in questi ultimi anni mettono in luce quanto sia ancora grave il problema e urgente adottare ogni misura possibile per proteggere i lavoratori e la cittadinanza dai danni alla salute causati dall’amianto. Nonostante la fibra killer sia bandita da vent’anni c’è ancora moltissimo da fare per quanto attiene le  operazioni di smaltimento e bonifica.

La prevenzione e cura di abestosi e mesoteliomi rappresentano una priorità nazionale per la tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini.  In questo contesto è fondamentale implementare la funzionalità di strumenti quali il ReNaM che danno la possibilità di tracciare un quadro completo del fenomeno su scala nazionale  e di poter individuare priorità e coordinare gli interventi.

Alessandro Marinaccio, responsabile del ReNam del Dipartimento di medicina del lavoro INAIL, area ex ISPESL, annunciando a breve la pubblicazione del quarto rapporto ReNam con dati aggiornati fino al 2008 ha dichiarato: “La sorveglianza dei mesoteliomi permessa dal ReNam rappresenta, senza dubbio, un caso di eccellenza dove l’Italia si distingue in ambito internazionale ed è molto importante disporre di uno strumento che registra, con procedure standardizzate e un coordinamento nazionale, questa realtà in tutto il paese. Per questo ritengo opportuno, in ottemperanza con quanto disposto dall’articolo 244 del Testo unico sulla sicurezza, che si proceda a un ampliamento della sorveglianza anche  nei confronti di tutte le altre neoplasie professionali”.

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